Lunch break all’italiana in tempo di crisi: come e cosa mangiare al lavoro

Lunch break all’italiana in tempo di crisi: come e cosa mangiare al lavoro

Non più solo una necessità dettata da esigenze dietetiche: il pranzo ‘fatto in casa’, da portare con sé al lavoro, è ormai la soluzione scelta da molti italiani per risparmiare sui costi dell’alimentazione quotidiana.

In tempo di crisi diventa indispensabile evitare le spese superflue, concentrando l’impiego del budget disponibile solo sui beni essenziali.
La parola chiave? Pianificare… e preparare in anticipo il pranzo da consumare in ufficio.

Pranzo alla scrivania: la scelta smart ed economica

Si sa che le abitudini sono difficili da abbandonare, ma una forte motivazione può riuscire a cambiarle.
E di certo, quando le risorse economiche scarseggiano, nasce l’esigenza di ottimizzarle: il sistema più immediato per raggiungere l’obiettivo di un pranzo meno dispendioso, è apparecchiare in ufficio.

Molte aziende, anche del mercato on line, propongono comodi lunchbox, accessoriati con tutto il necessario per trasportare in ufficio le pietanze cucinate a casa, talvolta offrendo anche funzionali scaldavivande dotati di timer, che permettono di gustare il pranzo alla temperatura desiderata e nell’orario programmato.

Questi pratici kit sono la versione 2.0 della classica ‘schiscetta’, altrimenti chiamata ‘baracchino’ o ‘gavetta’, a seconda delle regioni e permettono di oltrepassare la consuetudine del trancio di pizza, del panino al volo, dell’insalata o -peggio ancora, specialmente per il portafoglio- del pranzo al ristorante.

La spesa (alta!) per mangiare fuori casa

La questione non è affatto irrilevante, non lo è mai stata ed è diventata ancora più importante nel tempo attuale, in cui economizzare sul cibo non è solo un comportamento virtuoso, ma una vera esigenza, mirata a far quadrare il bilancio domestico.

Le rilevazioni statistiche in proposito forniscono dati illuminanti: per mangiare fuori, gli Italiani hanno speso, nel solo biennio 2018/2019, ben 142,5 miliardi di euro, una cifra che già di per sé si può considerare elevatissima, ancor più se la si mette a confronto con la spesa globale dedicata all’acquisto di beni alimentari, che in totale ammonta a 215 miliardi di euro.

Come scegliere i piatti giusti per il pranzo al lavoro

La soluzione ideale sembra, quindi, quella di consumare alla scrivania gli stessi piatti che si trovano in tavola, durante il pranzo a casa.

Non solo scatolette, certamente pratiche ma altrettanto controindicate in una dieta equilibrata, perché troppo ricche di sale e conservanti: molto meglio optare per una pietanza proteica (carne, pesce, uova o formaggio, a piacere), accompagnata da un contorno di verdure fresche di stagione.

Il criterio della stagionalità di frutta e verdura, oltre a essere il più corretto da un punto di vista nutrizionale, è anche il più economico, perché è notorio che i vegetali coltivati fuori tempo sono venduti a prezzi molto più elevati rispetto a quelli di stagione.

La scelta del pranzo preparato in anticipo è, dunque, un ritorno al buon senso, anche perché supera i luoghi comuni secondo i quali, per molti anni, si è creduto che mangiare fuori durante l’orario di lavoro costituisse un criterio distintivo e una sorta di status symbol del lavoratore di ‘alto livello’.

Basta una semplice organizzazione dettata dalla razionalità: si può preparare una porzione di cena in più, oppure predisporre un piano alimentare da seguire quotidianamente, che prevede pasti completi cucinati ad hoc, da inserire nel portavivande.

Del resto, l’ambito dietetico è parte integrante della vita di tutti i giorni e saperlo gestire costituisce un doppio vantaggio, quello salutare e quello economico.
Il tutto secondo un principio niente affatto nuovo e, oggi, più che mai attuale.